Il corsivo

 

Giornata della Memoria, “impegno collettivo di popoli e governi”

 

di Laura Paradiso

 

 

 

Il ricordo delle terribili sofferenze cui sono state costrette milioni di persone ci impone di trasmettere la memoria della Shoah riflettendo sulle sue origini e sulle sue devastanti conseguenze.

 

Il giorno della Memoria – celebrato il 27 gennaio, data in cui nel 1945, le truppe sovietiche entrarono, liberandolo, nel campo di concentramento di Auschwitz – non può limitarsi alla riflessione su quello che accadde nel cuore dell’Europa: la Shoah supera la dimensione del suo tempo per diventare ammonimento costante.

 

Quasi sei milioni di donne, uomini, bambini sono stati uccisi dal regime nazista per il solo fatto di essere ebrei. Solo la sua sconfitta ha impedito lo sterminio dell’intero popolo ebraico. Quello stesso regime che per una perversa concezione di superiorità razziale ha provocato più di cinquanta milioni di morti.

 

Serve ribadire – oggi come mai prima – che la Shoah riguarda tutti noi, non solo gli ebrei, vittime designate: in quegli anni terribili in cui dominavano violenza, odio e sopraffazione fu a rischio il principio stesso di umanità e il suo futuro.

 

In quegli anni milioni di donne, uomini, bambini, in massima parte ebrei, ma anche rom, sinti, omosessuali, dissidenti, testimoni di Geova, malati di mente, disabili, furono fatti morire di fame o sterminati nelle camere a gas, carbonizzati nei forni crematori o gettati nelle fosse comuni, strappando loro il diritto al nome e al ricordo.

 

In quegli anni le infami leggi razziali, in Germania come in Italia, negavano agli ebrei diritti, istruzione, lavoro, la proprietà, la casa, la cittadinanza in una indifferenza generalizzata, preludio della barbarie.

 

Nel nostro Paese la persecuzione dei cittadini italiani ebrei fu dura, spietata, feroce. Ed è terribile ricordare che la metà degli ebrei italiani deportati nei campi di sterminio, fu catturata e avviata alla deportazione dai fascisti italiani.

 

Ecco perché ora come allora tra il carnefice e la vittima non può esserci una memoria condivisa. Come non può esserci un perdono quale colpo di spugna sul passato.

 

La memoria delle vittime innocenti di quelle atrocità deve diventare patrimonio condiviso di tutto il nostro Paese: un patrimonio che va curato, onorato e preservato per essere trasmesso ai giovani perché mai più vengano riproposti quegli orrori.

 

Oggi è dunque il giorno – la Giornata – per confermare ancora una volta l’impegno di tutti contro il razzismo, l’odio, la guerra, contro il vecchio e nuovo antisemitismo, contro ogni negazionismo e revisionismo, ma anche contro quanti osteggiano – da questa come dall’altra parte del Mediterraneo – la possibilità di realizzare una pace attraverso la formula “due popoli, due Stati” superando, da un lato ogni discriminazione e, dall’altro, ogni mancato riconoscimento della dignità dell’altro.

 

Debellare il veleno della discriminazione, dell’odio, della sopraffazione, del razzismo deve essere un impegno collettivo di popoli e governi. Riuscirci interpella il destino stesso del genere umano

Ultima modifica il 27 Gennaio 2024