Roma, 23 gennaio 2019. Undici, finora, i senza tetto stroncati dal pungente freddo romano. Morti che dovevano essere evitate. Un’emergenza debolmente arginata dall’amministrazione capitolina, con misure straordinarie di dubbia efficacia.

Tra queste, la Sindaca Raggi ha ipotizzato, nei giorni scorsi, anche l’utilizzo del trattamento sanitario obbligatorio.

 

Al di là di quanto suggeriranno i tecnici del Campidoglio sulla fattibilità giuridica di questa iniziativa voglio dire chiaramente, a nome di tutti i colleghi, che questa misura va respinta senza se e senza ma.

 

È inaccettabile – pur se motivata dall’esigenza di salvare vite umane – perché calpesta la dignità delle persone, non raggiunge l’obiettivo di aiutare chi è in condizione di estremo disagio, e distorce l’uso specifico prescritto dalla normativa per questa misura straordinaria.

 

Significa operare una rimozione coatta delle persone dalla strada, strapparli, molto spesso contro la loro volontà, da quel giaciglio di fortuna che ha accolto delle esistenze tribolate, ma che rappresenta, in ogni caso, per le persone un minimo di sicurezza personale.

 

Ogni politica sociale deve sempre essere coniugata con il rispetto dei diritti fondamentali della persona. Ecco perché si impone un radicale ripensamento per affrontare l’emergenza freddo – e una nuova ondata è prevista nei prossimi giorni – non considerando le persone senza fissa dimora malati, pazzi o delinquenti, ma semplicemente persone che hanno bisogno di aiuto e la cui dignità non merita di essere calpestata.

 

In realtà proporre un TSO è solo uno stratagemma illusorio per offuscare il problema reale dell’insufficienza, nella Capitale, di adeguate ed efficaci politiche sociali di prevenzione delle fragilità, di sostegno al reddito e al diritto alla casa.

Quello dei senza tetto è un fenomeno multifattoriale che non può essere affrontato con soluzioni semplicistiche ma con una progettualità a lungo termine, nella quale coinvolgere le stesse persone senza fissa dimora ai quali chiedere come vogliono essere aiutate, gli assistenti sociali, in grado di affrontare in modo adeguato i dilemmi legati al limite tra la libertà individuale e la necessità di tutela, e la rete del volontariato che ha maturato negli anni competenze e capacità relazionali sul campo.

 

Cara Sindaca, faccia tesoro dei troppi errori di questi mesi e metta in campo adeguate risorse finanziarie e umane per realizzare percorsi di accompagnamento diversificati per singoli e famiglie, sostenendo anche quelle persone che rifiutano il ricovero, scelta indubbiamente poco comprensibile e talvolta auto lesiva, ma che non va stigmatizzata. Da nessuno.

 

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Ultima modifica il 19 Aprile 2021