Gli assistenti sociali di Roma, nella nota diffusa in serata, hanno affermato che i giornalisti non dovevano essere sul posto, negando di fatto il loro diritto-dovere di fare informazione. «Taccuini e telecamere non hanno consentito alle due assistenti sociali incaricate di seguire il caso di operare nelle indispensabili condizioni di tranquillità e serenità proprio per affrontare al meglio le paure del bambino, di cui riferisce la madre stessa», ha detto Favali.
«Trattare vicende tanto delicate, come questa, senza ricostruire un quadro completo, è fuorviante e non è utile né per i bambini né per le loro famiglie e rischia concretamente di mettere in pericolo anche l’incolumità dei professionisti coinvolti, descrivendoli all’opinione pubblica come figure negative» ha concluso la presidente degli assistenti sociali del Lazio.
Ultima modifica il 23 Marzo 2021